La Commissione Giustizia ha rinviato a settembre la discussione sul sul ddl Pillon e ha chiesto al senatore Pillon di redigere un testo unificato nel quale saranno riportati oltre al ddl Pillon gli altri sei disegni di legge con le osservazioni emerse nel corso delle audizioni che si sono svolte nei mesi scorsi. Tra le tante questioni sollevate dal ddl Pillon, una delle più controverse riguarda sicuramente il riconoscimento dell’alienazione parentale. Gli articoli 17 e 18 dell’attuale disegno di legge sanciscono, infatti, l’allontanamento dei minori e l’affido in casa famiglia nell’ipotesi in cui rifiutino uno dei genitori e ciò, senza una precisa indagine sui i motivi del rifiuto. 

Sull’argomento si è già più volte espressa la Corte di Cassazione la quale nella recente sentenza n. 13274/2019 ha chiarito che la sindrome di alienazione parentale o genitoriale, non ha un valido fondamento scientifico e che, pertanto, il giudice del merito deve indagare con gli ordinari mezzi processuali i motivi del rifiuto di un genitore da parte del minore e comunque non prescindere dall’ascolto del minore stesso. La Suprema Corte precisa, infatti, che il mancato ascolto non sorretto da una espressa motivazione sulla contrarietà all’interesse del minore, sulla sua superfluità o sulla assenza di discernimento del soggetto interessato, è causa di nullità della sentenza». 

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