La Corte di Cassazione con la sentenza n. 36307/2019 ha precisato che la presunta volontà della vittima di un reato di stalking di riprendere la relazione con il suo persecutore, non fa venire meno l’esigenza cautelare, consistente nel caso di specie nella custodia carceraria. Il provvedimento della Suprema Corte è spunto di riflessione sulla sussistenza delle esigenze cautelari nei casi di reati di stalking, di atti persecutori, di violenza sessuale e di lesioni personali aggravate. Nel caso di specie  la Corte ha ritenuto che la “presunta volontà” della vittima di riprendere la relazione con l’indagato non potesse incidere sul fronte delle esigenze cautelari a fronte di un concreto pericolo di reiterazione del reato da parte dell’indagato, descritto come “soggetto dall’indole possessiva, totalmente incapace di frenare i propri impulsi, il quale avrebbe posto in esseresistematiche aggressioni fisiche e verbali ai danni della compagna anche successivamente all’allontanamento dell’indagato dall’abitazione comune”.

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